La maggiore delle isole Ciclopi è la Lachea. Ad essa si accompagnano tre faraglioni e vari scogli, che giungono a lambire la costa.

L’Isola Lachea presenta una pianta quasi ellittica, lunga 250 metri e larga 150; l’altezza massima è di 35 metri, mentre la superficie raggiunge l’ettaro e mezzo. Nella zona nord, poco dopo Punta Cornera, è solcata da una spaccatura che sembra dividerla in due e che si estende anche nella porzione sommersa dell’isola creando un canyon stretto e profondissimo di angosciante bellezza. Le sue parti sommitali presentano una bizzarra colorazione biancastra, che spicca sul consueto nero delle rocce di origine vulcanica. Il “mistero” è presto spiegato si tratta di marne, ossia argille, trasformate e indurite millenni fa al contatto con la lava incandescente che si faceva strada dalle profondità della terra.

I faraglioni sono tre e sorgono a sud dell’Isola Lachea, protendendosi ad arco verso la terraferma. Il Faraglione Grande, o di Santa Maria, arriva a toccare i 40 metri di altezza ed è l’unico ad essere stato interessato dagli interventi umani, come indica la scala in muratura che conduce fino ad una piazzola in cui è stata sistemata, come segno di devozione consueto nei villaggi marinari, una statua della Vergine.
Gli altri due, il Faraglione di Mezzo e il Faraglione degli Uccelli, non presentano più le marne che li ricoprivano in origine e che la forza del mare ha lentamente eroso.

U zu Ianu di Fora e U zu Iano di Terra, nomignoli familiari dati dai pescatori ai due scoglietti minori che si affiancano ai faraglioni, completano il quadro.
Quasi a sorpresa, tuttavia, si presentano agli occhi dei subacquei che si immergono a nord della Lachea altri tre grossi faraglioni, che non avendo mai raggiunto la superficie, sono rimasti, invece, a dominare i fondali con maestosa imponenza.

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