Ma chi furono, al di là del mito, gli antichi abitanti della Riviera dei Ciclopi? L’Isola Lachea, generosa in tutte le sue manifestazioni naturali, anche sotto il versante storico non ha mancato di sorprendere gli studiosi.
Sulla base di recenti indagini archeologiche, è provato che essa sia stata abitata dall’uomo fin dall’epoca preistorica, e frequentata abitualmente durante l’età tardo romana e bizantina.
Parleremo più avanti della storia antica di questi luoghi, proviamo ora a tracciare una rapidissimo excursus delle vicende che segnarono il destino di Trezza a partire dall’evo moderno. Appartenente per secoli alla Segrezia acese, un ufficio che amministrava determinati beni per conto della Corona, l’Isola Lachea verso la fine del Seicento passò, insieme con la circostante terraferma, sotto il controllo dei principi Riggio, che finalmente riuscirono così ad ottenere uno sbocco marittimo per la loro neo-costituita Aci Sant’Antonio; per avviare al meglio i traffici commerciali via mare decisero di investire somme ingenti per edificare un nuovo borgo, la nostra Acitrezza.
Nel 1803 l’Isola Lachea andò in enfiteusi insieme con i faraglioni, un’operazione che avviò una nuova stagione all’insegna dell’efficienza in quel periodo, riportano gli annali, vennero compiuti dei tentativi di impiantare la vite sull’isola e, contemporaneamente, partirono dei lavori di restauro e sistemazione logistica.
Venticinque anni dopo, nel 1828, l’arcipelago dei Ciclopi fu inglobato territorialmente nel comune di Acicastello, ma non l’isola e le sue pertinenze che passarono in seguito nel patrimonio della famiglia Gravina. Uno di questi, Luigi, senatore del Regno, cedette infine a titolo gratuito la proprietà dell’isola e dei sette scogli adiacenti all’Università di Catania, perché vi venissero condotti studi scientifici e sperimentali. Siamo nel 1896.
Nelle intenzioni della prima ora, ufficializzate al momento dell’importante cessione, figurava anche quella di istituire un acquario e una stazione di biologia marina, ma il progetto non riuscì a decollare. Sorse tuttavia un bel museo ittico, che purtroppo andò parzialmente in rovina sul finire degli anni Ottanta.
La rinnovata attenzione dell’Almo Studio, insieme con la proclamazione dell’Isola Lachea e dei Faraglioni dei Ciclopi quale Riserva Naturale Integrale, hanno inaugurato un nuovo corso all’insegna del ritrovato interesse verso questo straordinario ambiente.
Molto è cambiato dal duro quadro tracciato dal Verga nei suoi Malavoglia, e di quelle ormai dissipate asprezze è rimasta giusto la memoria storica, peraltro mantenuta viva e vitale dalla fiera e generosa gente locale. Acitrezza si è trasformata in animata località balneare, meta di un turismo di nicchia, rispettoso e consapevole, conquistato dalla dimensione umana della cittadina e dall’intatta bellezza dell’ambiente marino.
L’ospitalità trezzota è rimasta fedele alla gloriosa tradizione della Magna Grecia, e ha saputo coniugarvi una sapienza gastronomica semplice e ricca di colori e profumi; per rendersene conto basta fermarsi in uno dei tantissimi ristoranti e trattorie della zona, dove è pressoché impossibile resistere alle genuine tentazioni delle pietanze rivierasche, preparate con i prodotti del pescosissimo mare Ionio, dal tonno, preso al largo, al pesce spada, dai frutti di mare ai saraghi, dalle ricciole alle sardine.
Comments are closed